emotional landscapes, film

La grande bellezza

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Jep Gambardella fa il giornalista ed ha scritto un solo romanzo che alcuni decenni prima ebbe un certo successo.
Dopo quel romanzo il nulla, o meglio feste, divertimento sfrenato e tanta bellezza.
L’esistenza oscilla tra bellezza estrema e miseria estrema senza soluzione di continuità.
I presupposti ci sono tutti, un Tony Servillo semplicemente geniale, corrosivo, nichilista come può essere solo colui che ha percorso la vita nella sua interezza, divorandola.

Eppure la bellezza non basta.
Jep è tormentato dai ricordi, dalle donne che ha amato e che sono oramai lontane. La purezza del primo incontro con una donna. La monotonia di una esistenza sempre uguale che paradossalmente è spesa nel tentativo di combattera la monotonia diventando però essa stessa terribilmente monotona e vacua.

Jep è corroso dalle sue scelte passate, è consapevole, ma non accetta fino in fondo. Oscilla.
L’idea della morte sembra essere il limite con cui si rende conto di dover fare i conti, come risvegliandosi da un lungo sonno.

Esattamente come Antonius Block dinanzi alla morte si pone domande sul senso della propria vita, per un attimo sembra quasi avere la stessa sete di trascendenza, ma si rende conto che quella via non è adatta a lui. E’ l’aldiqua’ la sua dimensione al di fuori di qualsiasi sovraterrena speranza.

La bellezza però ripeto non basta.

Non sono degne di nota le visioni oniriche di facile matrice felliniana, ma è invece leggibile un certo parallelismo con il Bruno Cortona di Risi, la differenza sostanziale però sta nel fatto che Cortona è molto meno consapevole e non è capace di una via di mezzo.
Jep invece sfiora le questioni, ma non le afferra nella loro interezza, insomma a tratti sembra quasi pentito dell’esistenza che ha condotto.

Peccato perchè il film poteva essere, se solo fosse stato meno pretenzioso e meno desideroso di toccare gli universali dell’animo umano, molto più incisivo e sostanzioso.

Questa volta la fotografia di Bigazzi finisce per essere sovrastruttura eccessiva, quasi barocca.

Taccio di un Carlo Verdone che è solo uno sbiadito Leopoldo Trieste di vitelloniana memoria.

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emotional landscapes

Sicilia IV

285 km ripensando al fallimento della riforma agraria durante il fascismo


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Borgo Salvatore Giuliano
Nei dintorni di Cesarò ci imbattiamo per caso nel Borgo Salvatore Giuliano, non il famoso bandito ma un caduto decorato di medaglia d’oro al valore militare, ucciso nel 1938 dai ribelli abissini a Zeriba in Africa Orientale.
Nel 1940 viene creato l’Ente Colonizzazione Latifondo Siciliano, un’istituzione che nasce dall’esigenza di risolvere la questione agraria con il compito di assistere, tecnicamente e finanziariamente, i proprietari nell’opera di trasformazione del sistema agricolo produttivo e di procedere direttamente alla colonizzazione delle terre delle quali l’ente acquisisse o la proprietà o il temporaneo possesso.

Sono stati costruiti in tutto 8 borghi, uno per ciascuna provincia siciliana, il progetto è ambizioso, creare un distretto agricolo autarchico con scuola, chiesa e piccoli negozi capaci di soddisfare le esigenze dei coloni.
Inoltre vi fu la realizzazione di un podere dimostrativo, mediante il quale si voleva offrire ai coloni bonificatori le indispensabili direttive tecniche e visibili esempi agronomici, per la sistemazione dei campi, la intensificazione delle colture, l’uso dei fertilizzanti, l’allevamento del bestiame da lavoro e da cortile, e il rifacimento graduale e tempestivo delle piantagioni arboree.
Insomma con la costruzione del Borgo Giuliano si tentò di riformare il latifondo siculo, con una buona dose di utopia progressiva.

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too much...

il dentista

Questa volta l’anestesia tronculare non è andata bene, alle mani esperte e ferme del dottore non ha giovato neppure l’uso di un ago extra lungo. Il nervo è stato solo sfiorato.
Così ho subito un’otturazione senza anestesia.
Il dottore mi sembra mortificato, mi da una pacca sulla spalla, io mi giro, lo guardo e gli dico seriamente:
“Caro dottore non dobbiamo mai dimenticare che la medicina è un sapere soggetto a potente fallibilità e noi pazienti dobbiamo smetterla di avere una fiducia assoluta nei confronti della medicina”.
Lui mi guarda un pò interdetto e poi accenna un sorriso ed esce dalla stanza.

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