film

Lei lo conosce il paradosso di Epimenide?

viva_la_liberta

Un professore probabilmente di filosofia, da poco uscito dal manicomio riesce ad accendere la speranza negli italiani. Esercizio di un capovolgimento meraviglioso in cui la follia, non solo si dimostra la via verso la sapienza, ma recupero autentico di un messaggio smarrito.

Io lo conosco il paradosso di Epimenide, meglio conosciuto come il paradosso del “mentitore” ed al di là di quello che può sembrare ovvero un semplice gioco di parole, è esso stesso un disvelamento della fragilità della logica umana. Che cosa è la follia se non un modo diverso di agire, spesso distante dalla logica condivisa?
Possiamo per questo derubricare a folle tutto ciò che ci sembra illogico?
Eppure la follia nel film Viva la libertà è passione, recupero di una dimensione autentica, osservarzione della propria coscienza e tentativo di lasciarla essere.

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digital heart music

Suoni dalla mia vicina

Four Tet – 0181 [TEXT021]
The xx – Chained (John Talabot & Pional Blinded Remix), ?[Young Turks]
Delia Gonzalez & Gavin Russom- Revelee (Carl Craig Mix) – [DFA]
Compuphonic – Sunset [Get Physical Music]
Shakarchi & Stranéus – Jamison (John Talabot redrumed version) – Permanent Vacation
Christian Löffler – Blind [Ki Records]
Holy Other – Impouring [Tri Angle]

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filosofia

Agonia del sacro

Nel 1942 Benedetto Croce scrive un breve saggio dal titolo eloquentissimo: Perché non possiamo non dirci cristiani.
Le argomentazioni in esso contenute sono mirabili ed ineccepibili. Il cristianesimo ha permeato in maniera così profonda le coscienze dell’occidente, che è veramente impossibile essere riusciti a sfuggirne.
Inutile dire che il cristianesimo ha sapientemente sfruttato argomentazioni filosofiche molto antecedenti, per dare struttura ad un pensiero inizialmente povero di teoresi.
Sicuramente è stato utilizzato Platone (con una evidentissima forzatura) e la sua teoria delle idee per dare forza ad un ordine sovrasensibile a dispetto dell’ordine che possiamo definire sensibile.

Eppure Nietzsche nella Gaia Scienza (passo n. 125) del 1882 in maniera così chiara pronuncia una profezia folgorante:
“Non avete mai sentito parlare di quell’uomo pazzo che, in pieno mattino, accesa una lanterna, si recò al Mercato e incominciò a gridare senza posa: «Cerco Dio! Cerco Dio!» Trovandosi sulla piazza molti uomini non credenti in Dio, egli suscitò in loro grande ilarità. Uno disse: «L’hai forse perduto? », e altri: «S’è smarrito come un fanciullo? Si è nascosto in qualche luogo? Ha forse paura di noi? Si è imbarcato? Ha emigrato?»
…… A questo punto l’uomo pazzo tacque e fissò nuovamente i suoi ascoltatori; anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti. Quindi gettò a terra la sua lanterna che andò in pezzi spegnendosi. «Vengo troppo presto, disse, non è ancora il mio tempo.»

Questa sentenza, come suggerisce Heidegger in uno dei suoi celebri “Sentieri interrotti” oltre ad avere un carattere eminentemente profetico, finisce per descrivere il tramonto di un sistema di valori, ovvero la fine di una prospettiva, di un angolo visuale che pretendeva di osservare e comprendere il mondo.

A 131 anni dalla profezia di Nietsche, possiamo negare questa intuizione che forse all’epoca sembrò stravagante?
«Che sono ormai piú le chiese se non le tombe e i sepolcri di Dio?»

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libri

Storia naturale di una famiglia

La casa editrice Einaudi è sempre l’Einaudi, non c’è che dire.
Eppure proprio non vedo come si possa elogiare un libro come quello di Ester Armanino. Mi sono fatto ammaliare da una recensione, non ricordo di chi, complice anche la voglia di voler mettere da parte la saggistica e leggere finalmente un romanzo.
Capisco che si tratta di un esordio di una giovane scrittrice genovese, ma proprio non riesco a coglierne la sostanza. Una prosa piuttosto banale, a metà tra romanzo di formazione e confessione intima, descrizione di un percorso di crescita che dal dolore assoluto conduce a spiragli forniti dall’amore adolescenziale.

Manca di freschezza, forse anche di idee, lascia solo abbozzate descrizioni ingenue di sentimenti ed emozioni di una bambina prima e di una giovane donna poi.

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too much...

La volpe e l’uva

“Che fame!” esclamò la volpe, che era a digiuno da un paio di giorni e non trovava niente da mettere sotto i denti; girellando qua e là, capitò per caso in una vigna, piena di grappoli bruni e dorati.

“Bella quell’uva!” disse allora la volpe, spiccando un primo balzo per cercare di afferrarne un grappolo. “Ma com’è alta!” e fece un altro salto. Più saltava e più le veniva fame: fece qualche passo indietro e prese la rincorsa: niente ancora! Non ce la faceva proprio.

Quando si accorse che tutti i suoi sforzi non servivano a nulla e che, continuando così, avrebbe potuto farsi deridere da un gattino che se ne stava a sonnecchiare in cima alla pergola, esclamò: “Che brutta uva! È ancora acerba, e a me l’uva acerba non piace davvero!”.

E si allontanò di là con molta dignità, ma con una gran rabbia in cuore.

Esopo, Favole, Bur.

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emotional landscapes

conversazione con un libraio

Ero alla ricerca di due volumi di Storia della Filosofia di Nicola Abbagnano, che sebbene stampati nel 2005 risultavano esauriti all’editore (Utet, finita nelle mani della DeAgostini), spesso mi domando perchè i volumi di Giovanni Reale invece siano sempre disponibili….
Ad ogni modo su indicazione di una gentilissima commessa della Feltrinelli di Largo Argentina, mi reco in Viale Ippocrate ed entro nella prima libreria che trovo ovvero La Scaletta.
Si tratta di una modestissima feritoia da cui si vede un uomo dagli occhi vivissimi, praticamente sepolto dai libri. Si chiama Raffaele, e si dimostra subito interessato alla mia richiesta, apre una teca e tira fuori esattamente quello che cercavo.
Io sono senza parole, vorrei ringraziarlo in ogni modo, ne nasce una meravigliosa discussione in cui mi parla della fatica del lavoro di libraio nell’età di Amazon, con grande acume non ha alcuna pretesa di fermare il tempo attraverso maledizioni nei confronti di internet, anzi ne tesse le lodi in maniera ineccepibile.
Io mi sono accomodato su dei grandi tomi di Anatomia Generale e ascolto il suo racconto con le lacrime agli occhi. Mi racconta di un piccolo decalogo che ha scritto per elogiare l’acquisto di libri in piccole librerie, si affretta a dirmi che non è tutta farina del suo sacco ma si è ispirato ad un altro scritto da un’altra libreria. Quest’ultimo dettaglio a mio avviso ha scarsa rilevanza, l’importante è per me aver incontrato finalmente uno degli ultimi librai che ci sono in circolazione, capace non solo di interrogare un database, ma di raccontarmi a memoria come La scienza della logica di Hegel non sia più ristampata, oppure che molte opere di Aristotele siano esaurite.

Quando faccio per uscire mi si avvicina e mi regala una matita ed un blocco di carta e mi dice: “Ti possono tornare utili se ti si scarica l’Ipad”.

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filosofia

vanità

“Non sapevo che fosse così difficile morire. Durante tutta la vita mi sono sforzato di eliminare qualsiasi vanità. E proprio adesso che ho percorso tutta la strada, cosciente e responsabile dei miei compiti, adesso che con le conferenze di Vienna e di Praga, per la prima volta sono riuscito a rifarmi soltanto a me stesso del tutto spontaneamente e ho messo le basi di un piccolo inizio, ecco, devo interrompermi e lasciare il mio compito inadempiuto. Proprio adesso, alla fine, adesso che sono finito, so che dovrei ricominciare da capo”.

Edmund Husserl 27 aprile 1938.

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