ah ah ah, cucina

Norbert Niederkofler

Mi sono imbattuto per caso in una serie di spot della Miele il cui protagonista è lo chef Norbert Niederkofler
La serie di spot tocca diversi temi, la tutela della tradizione, l’importanza della materia prima, il recupero di sapori antichi, ma che la necessità di lasciare la propria terra per poi ritornarvi per poterne apprezzarne a pieno le caratteristiche.
Un esule che parte per la terra straniera, lascia la propria valle, le case di legno, la sicurezza che infonde il muoversi nei luoghi familiari per la curiosità di sapere cosa vi sia dietro quella catena montuosa e quel filare di abeti.

Norbert quando parla del filetto di cervo ci ricorda che per cucinare la carne bisogna conoscere le abitudini degli animali, saper interpretare la stagionalità ed i luoghi in cui si muove.

Quando poi ci racconta del Salmerino chiacchiera amabilmente con un pescatore, caro Norbert ma io mi aspettavo che almeno fossi tu ad andare a pescare al lago il nobile salmerino….

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ah ah ah, art

Tappeti interrotti

tappeti_interrotti

Il tappeto di casa che ci piaccia o meno segna una via, è l’abitudine del camminare per casa, è la direzione che segna la nostra esperienza nella vita domestica.
La limitatezza intrinseca del tappeto genera una sicurezza che non siamo disposti ad abbandonare, l’opera mostra come il percorso possa interrompersi, riflettendo da un lato sulla limitatezza del procedere esclusivamente sul tappeto, dall’altro ne mostra la forza come a dire dal tappeto riesco a scorgere il mondo mediante una prospettiva inedita.

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ah ah ah

Fino a quando non ti si presenta un leghista a cena

Cena con amici, chiacchierata piacevole fino a quando tra gli astanti emerge l’orrido vero: si, uno dei commensali è leghista. La cosa che mi incuriosisce molto è il fatto che è una persona con studi di livello decisamente alto. A tratti mi era sembrato anche intelligente, poi il disastro.
La conversazione ha preso dei toni accesi, io ho anche azzardato un mio sentito invito a visitare Napoli, ignaro dell’impostore malcelato.

Poi inizio a capire, mi fermo a pensare e taccio. Taccio perchè le ragioni dell’essere leghista mi sembrano solo il frutto di una paura a cui si tenta di dare un freno, di governarla. Orrore per il relativismo, necessità di ancorarsi ad un sistema di valori che onestamente a me sembra tramontato da un pezzo, individualismo esasperato, e orrore degli orrori distinzione tra agire pratico ed agire teoretico, ovvero costruzione di una panacea giustificazionista che tendenzialmente potrebbe coprire benissimo gli orrori di qualsiasi totalitarismo.

In fondo che ci vuoi fare ognuno prova a suo modo ad ancorarsi a qualcosa pur di dare una parvenza di senso alla vita. Lui ha deciso (parole sue) di inorridire tutte le volte che si reca a trovare il nonno al cimitero, per la piega che la contemporaneità ha preso.

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ah ah ah, too much...

La Feltrinelli è finita

feltrinelli

Feltrinelli Corso Buenos Aires, Milano.
Si sa, l’industria del libro è in grossa crisi, ma non per l’avvento di internet, degli ebook etc etc, ma semplicemente perchè si è compiuta pienamente l’eta della tecnica, ha vinto il saper far di conto, la pseudo scientificità dei saperi, ragion per cui stanno scomparendo i libri, in una contrazione che mi sembra una mutilazione bella e buona.

La Feltrinelli punta su RED ovvero Read Eat Dream, in sostanza l’istallazione di bar e ristoranti nei punti vendita per correre ai ripari insomma mangiare mangiare mangiare.
Le università sono alla fame assoluta, si registra in italia -27% di immatricolazioni nelle facoltà umanistiche e solo a Milano sono raddoppiate le domande per entrare nella facoltà di Ingegneria.

Insomma la situazione le è quel che le è, ma c’è una cosa che non riesco a mandare giù.
Trovo istallato in una Feltrinelli a Milano un espositore che propone oggetti atti al culto buddista: Kingo, your buddhist lifestyle, sobbalzo, mi avvicino e trovo che c’ è proprio tutto, candele, altarini etc etc. dove lo istallano? Secondo una pietosa azione di marketing nella sezione filosofia!
Tutto questo oltre che del tutto inefficace dal punto di vista della vendita, è la rappresentazione concreta della banalizzazione massima che si possa fare sia della filosofia che del buddismo.

Come se Cartesio o Spinoza avessero qualcosa in comune con il buddismo, io proprio spero chiudano queste benedette feltrinelli, abbiano il coraggio di fare ristoranti alla eatitaly e basta.

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ah ah ah

Contributo ad una chiarificazione del termine quella persona

Dopo numerose accuse di esoterismo, di parlare con un linguaggio cifrato incomprensibile è venuto il momento di raccontare cosa si intende per quella persona.

Il problema del cominciamento è un problema radicale. Non si può che provare a dare una definizione che squarci l’oscurità a cui spesso si associa il termine in oggetto.

L’uso del termine deriva dalla necessità da un lato, di non nominare con un nome proprio la persona che si sta frequentando, mantenendo così una certa distanza, dall’altro proprio perchè quella persona è essa stessa un figura effimera, non rende necessario che venga nominata.

Come lo sono i sentimenti, come lo sono gli stati d’animo.

Unica metafora capace di esprimere il concetto è quella che pensa quella persona come una figura, anzi una figurante (al femminile) che passa nella vita del soggetto esattamente come quella sagoma che fa da sfondo ad una scena di teatro (sicuramente una tragedia).

Quella persona però identifica anche dei tratti comuni, e sui tratti comuni è bene che ognuno faccia chiarezza da sè.

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ah ah ah

La signora delle camicie

Ci sono poche cose di cui sono assolutamente sicuro.
Una di queste è l’appuntamento fisso con la signora delle camicie al sabato mattina alle 12 in punto.
Una sorta di confronto esatto con il mondo. Un appuntamento in cui si realizza un clamoroso capovolgimento, o almeno a me piace pensarlo così.
L’episodio è assimilabile per certi versi con l’incontro con lo psicoanalista, ma ha l’effetto diametralmente opposto. Io frequento la signora delle camicie per disimparare.
Per conoscere un punto di vista sul mondo lontanissimo del mio, che non mi dica assolutamente nulla di me.
Così per anni abbiamo parlato di amore, ossessioni, delle cattive condizioni meteo, dell’impermeabile di Ferruccio De Bortoli e perfino del compagno della signora sessantenne che fa la stiratrice nella sua lavanderia.
Una commistione di luoghi comuni, di piccole insignificanti certezze, di rassicurante banalità.
Io la frequento per questo, semplicemente perchè mi racconta il mondo come lo vedono tutti, fatto di bene e male, giusto e ingiusto, una versione semplificata.
Un surrogato ecco.
La amo quando si infervora, vorrebbe convincermi che il mondo va così, che l’amore è l’amore, che bisogna pur andare avanti, ed io l’ascolto estasiato.
Alle 12.30 squilla il telefono puntuale come una sveglia, è sua madre che l’invita al pranzo domenicale.
Io sorrido, faccio un cenno di saluto e vado via.

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