digital heart music, soundscapes

sunny morning

Koreless – Last Remnants – Young Turks
Chromatics – Running Up That Hill – Italians do it better
Daphni – Yes, I Know – Jiaolong
Barbara Keith – All Along The Watchtower – Reprise records
Maya Jane Coles – Run With The Wild – I/AM/ME ?
Locked Groove – Do it anyway – Hot Flush
Greenville Massive – Lost – Soul Sheep Music
Jon Hopkins – Sun Harmonics – Domino

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digital heart music

Suoni dalla mia vicina

Four Tet – 0181 [TEXT021]
The xx – Chained (John Talabot & Pional Blinded Remix), ?[Young Turks]
Delia Gonzalez & Gavin Russom- Revelee (Carl Craig Mix) – [DFA]
Compuphonic – Sunset [Get Physical Music]
Shakarchi & Stranéus – Jamison (John Talabot redrumed version) – Permanent Vacation
Christian Löffler – Blind [Ki Records]
Holy Other – Impouring [Tri Angle]

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four tet at the Dome

Vengo spedito per lavoro a Londra  casualmente nello stesso giorno in cui Four Tet suona al The Dome. Non ci posso credere, sono felicissimo, i biglietti sono sold out da un mese circa, la venue è piccolissima e a due fermate da camden town. Alle 6 e mezza spaccate dopo aver bevuto una birra con i colleghi in ufficio scappo verso la venue. Le porte si aprono alle 7:30, già c’è la fila, provo a chiedere in giro se qualcuno ha un biglietto da vendere, nulla, nel frattempo mi imbatto in un altro paio di persone che cercano il biglietto, mi fermo a parlare con un ragazzo simpaticissimo di origini italiane. Mi viene un’idea: strappo un foglio di carta e scrivo: “Spare tickets Four Tet?” ci piazziamo davanti all’uscita di Tufnell Park nella speranza di trovare qualche anima pia… Nulla, nel frattempo un bagarino dai tatuaggi sbiaditi e senza un dente in bocca ci gira intorno sorseggiando una birra, infastidito dalla nostra trovata. Scambiamo due chiacchiere fino a quando tira fuori un biglietto. Non ci posso credere, per 30 sterline mi garantisco l’accesso ad una delle più belle serate della mia vita. Fiducioso nel rivedere il mio nuovo amico mi avvio all’ingresso. The Dome si presenta come uno spazio degli anni ’60, messo abbastanza male proprio come piace a me, accanto al bar trovo un biglietto scritto su un foglio A4: Unfortunately Joy Orbison is sick, Nathan Fake will take his place. Sorry about that”. Non ci posso credere, Nathan Fake apre Four Tet e dulcis in fundo chiude la serata Caribou (ex Manitoba, non so se mi spiego).

Alle 9 Nathan Fake apre le danze, un dj set onesto, piacevolissimo caratterizzato dal suo stile unico che finisce per contraddistinguere la border community, penso spesso che siano veramente gli unici che hanno riletto in maniera incredibile la lezione della Warp.  Four Tet apre con Angel Echos la sala è piccola, al massimo 300 persone, c’è un’atmosfera incredibile, da li partono quasi due ore di live set impressionanti, ritmi sincopati, melodie ossessive ed ammalianti, un fiume in piena di emozioni che investono la sala pienissima. Tira fuori pezzi vecchi e nuovi  che mescola in maniera incredibile creando una gioia intensa. Sul palco salgono tre ragazze normalissime con hula hop fluorescenti dai mille colori che creano un effetto psichedelico divertentissimo. A quel punto mi domando cosa ci faccio esattamente a Milano. Non trovo una risposta convincente. Nel frattempo Caribou è partito, mixa downbeat ad house freschissima, la gente balla con gusto e io sorrido come non facevo da tempo.

Angel Echoes (BBC session) by Four Tet

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