ah ah ah, too much...

La Feltrinelli è finita

feltrinelli

Feltrinelli Corso Buenos Aires, Milano.
Si sa, l’industria del libro è in grossa crisi, ma non per l’avvento di internet, degli ebook etc etc, ma semplicemente perchè si è compiuta pienamente l’eta della tecnica, ha vinto il saper far di conto, la pseudo scientificità dei saperi, ragion per cui stanno scomparendo i libri, in una contrazione che mi sembra una mutilazione bella e buona.

La Feltrinelli punta su RED ovvero Read Eat Dream, in sostanza l’istallazione di bar e ristoranti nei punti vendita per correre ai ripari insomma mangiare mangiare mangiare.
Le università sono alla fame assoluta, si registra in italia -27% di immatricolazioni nelle facoltà umanistiche e solo a Milano sono raddoppiate le domande per entrare nella facoltà di Ingegneria.

Insomma la situazione le è quel che le è, ma c’è una cosa che non riesco a mandare giù.
Trovo istallato in una Feltrinelli a Milano un espositore che propone oggetti atti al culto buddista: Kingo, your buddhist lifestyle, sobbalzo, mi avvicino e trovo che c’ è proprio tutto, candele, altarini etc etc. dove lo istallano? Secondo una pietosa azione di marketing nella sezione filosofia!
Tutto questo oltre che del tutto inefficace dal punto di vista della vendita, è la rappresentazione concreta della banalizzazione massima che si possa fare sia della filosofia che del buddismo.

Come se Cartesio o Spinoza avessero qualcosa in comune con il buddismo, io proprio spero chiudano queste benedette feltrinelli, abbiano il coraggio di fare ristoranti alla eatitaly e basta.

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emotional landscapes, passato

La miniera di Ponza

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Nel 1937 iniziò l’estrazione della bentonite a Ponza ad opera della S.A.M.I.P. (Società Mineraria Isole Pontine), i giacimenti furono attivi per circa 40 anni, portando occupazione, ricchezza, lavoro, ma la miniera sfigurò l’isola, creando cave a cielo aperto, ed infine alcune case furono oggetto di espropri forzosi ad opera della prefettura di Latina. Sebbene il Prof. Ernesto Prudente abbia in numerosi suoi scritti raccontato bene questo lato oscuro della presenza della S.A.M.I.P e delle conseguenze per l’isola di Ponza, io ho deciso di intervistare una donna che non solo era presente all’epoca dei fatti, ma che ebbe persino una sorella che fu costretta a lasciare l’isola perchè la sua casa fu oggetto di un esproprio.

Al contrario di quello che immaginavo, ne emerge un racconto fatto di rammarico e dispiacere per la chiusura della miniera.

Un grazie di cuore alla Sig.ra Ninetta!

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