too much...

ismuggler

L’ultimo gioco che ho avuto tra le mani è stato Monkey Island 15 anni fa ma devo ammettere che l’idea che c’è dietro Ismuggler è geniale.
Alcuni contrabbandieri di sigarette a bordo di potenti motoscafi, nel cuore degli anni ’80 sono i protagonisti di questo gioco per Iphone, se poi si aggiunge l’ambientazione napoletana, il mix perfetto è sublime. Lo scopo del gioco è raccogliere casse di sigarette in mare e portarle da un luogo all’altro.
Purtroppo vi sono numerose imprecisioni che finiscono per rendere il gioco solo abbozzato. In primis i nomi dei personaggi non hanno senso, mi aspettavo una volontà di rispecchiare personaggi consoni all’ambientazione, immaginate un contrabbandire napoletano che si chiama Franz o Otto….
Oppure il fatto che il viaggio è da Napoli a Tirana, dovrebbe essere il contrario completamente, per non parlare della giocabilità veramente limitatissima, solo alcuni esempi: impossibile calibrare l’uso del iphone, molta imprecisione nei comandi, impossibile utilizzare l’accellerazione manuale. Ma la cosa che proprio non mi va giù è la modalità di intervento delle unità navali della Guardia di Finanza, la sirena è quella delle ambulanze americane, non c è inseguimento ma solo avvicinamento.
Manca una parte in cui vi sia il trasporto terrestre delle sigarette, insomma grande compiacimento per l’idea geniale, ma mi sembra proprio che il gioco sia decisamente troppo abbozzato, impreciso, peccato perchè è veramente una bellissima occasione mancata.

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ah ah ah, too much...

misto del marinaio ed altre tragedie

Un sabato pomeriggio vago felice con colei che tutto può, quando ad un tratto ci imbattiamo in un negozio quanto mai curioso. Entriamo ed un ambiente asettico e scialbo ci accoglie con pareti dai colori pastello che vorrebbero rassicurarci rispetto a quello che queste parti racchiudono ovvero enormi freezer-vetrine. Siamo al Picard di corso san gottardo di milano. Una signora gentile ci accoglie, ma dopo qualche curiosa provocazione che tiriamo fuori, cede sconfitta e quasi si vergogna di lavorare, dove effettivamente per necessità, lavora. I motivi? Molto semplici: si tratta di una catena francese che produce cibi surgelati già pronti. Si passa dal Misto del marinaio che per 1.99 euro ti da 125 gr di pomodoro, Cozze cilene, Gamberone indopacifico, Gambero rosso atlantico, Gambero indopacifico, Gambero rosso cinese, Mazzancolla tropicale, Gambero indiano, Vongole del Pacifico, cipolla, prezzemolo. Il mio occhio casca sui Filetti di Pangasio che mi danno occasione di scoprire cosa sia il Pangasio e dove vive. Ripenso ai Tortelli con Astice dove di astice leggendo bene c’è solo il 19% e mentre ripenso a cosa vi sia nel restante 81% mi trovo davanti la cosa più incredibile del mondo ovvero il Succo di Limone surgelato, a quel punto scappiamo via prima che la commessa ci proponga un prodotto a caso tratto dalla Pasticceria Individuale (chiamata cosi forse perchè devi essere così triste da essere solo come un cane per arrivare a mangiare un prodotto del genere?)

 

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ILLUMInazioni

 

La cosa incredibile della Biennale non è tanto il contenuto, ma il contenitore, ovvero l’arsenale della repubblica di Venezia. Gli spazi sono mervigliosi, le strutture portanti possenti, i muri fatti di mattoncini rossi scrostati i pavimenti originali, insomma io andrei alla biennale anche solo per poter stare in quello spazio. Tralascio il padiglione Italia che al di là di qualsiasi dignità concettuale pensata dal curatore, mi è sembrato un magazzino dove le cose (sicuramente volutamente) si presentavano in maniera confusa ed accatastate l’una all’altra, a quel punto avrebbe avuto forse senso rimuovere anche i nomi degli artisti produttori dei singoli pezzi, per generare finalmente  un caos indistinto che forse avrebbe avuto maggiore dignità. Usciamo all’aperto per prendere un pò d’aria e subito notiamo degli avvoltoi (forse gabbiani) che girano affamati nel cielo, strepitano, reclamando le carcasse degli artisti?

Io non so, probabilmente ha ragione Cattelan, ad un certo punto bisogna avere il buon gusto di smettere di fare l’artista e dedicarsi ad altro, o perchè no, abbracciare un cammino di fede e speranza (ecclesiale?). Sta di fatto che i 2000 colombi impagliati a me sono piaciuti. Se non fosse per altro che ci ricordano che tutti gli sforzi di tenere lontano lo sgradevole sono vani. L’arte alla biennale non è salva dalla merda dei piccioni. Oppure semplicemente dobbiamo accogliere i piccioni perchè per quanto ci si possa sforzare di tenerli lontani prima o poi ciò che esce dalla porta finisce per rientrare dalla finestra.

Ad ogni modo mi è piaciuta una cosa e l’ho fotografata. Un cartello che appoggiato a terra indica una direzione. Se l’arte per dirla con Artaud non ha altra funzione se non quella di far uscire dall’inferno l’artista attraverso il processo ideativo e la realizzazione pratica, mi piace pensare che la si possa quanto meno relegare alla possibilità di indicarci una direzione, una via, qualunque essa sia basta che mi porti lontano da esercizi di stile e operazioni volte a stupire. A me stupisce la natura, non la sua imitazione a cui si finisce per conferire il nome di arte.

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larva convivialis


Qualche settimana fa ero a Roma e ho perso il treno. Cosi mi sono deciso a visitare finalmente il Museo Nazionale Romano accanto alla stazione Termini. Dopo una carrellata dinanzi ad statue imperiali, resto come sempre molto più affascinato da figure tardo-antiche che traspirano quasi l’inquietudine della dissoluzione dell’impero. Quel caos caratteristico del tardo-antico che nulla a che vedere con luminosità dell’età augustea. Si affacciano nei bassorilievi copricapi Frigi, ripenso al Sol Invictus, alla Magna Mater al cielo stellato del Mitreo dell’antica Capua. La mia attenzione si ferma su di uno scheletrino d’argento, corredo di un banchetto sontuoso. Larva convivialis il suo nome buffo, scopro che il nome viene da un passaggio del Satyricon.

“Mentre noi dunque beviamo, tutti compresi ed estatici davanti a quelle lussuosità, uno schiavo portò uno scheletro d’argento, costruito così che le sue giunture e vertebre snodate potessero piegarsi da ogni parte. Avendolo buttato una volta o due sulla tavola e ogni volta quel mobile congegno assumendo posizioni diverse, Trimalcione commentò:
Ahinoi miseri , come è nulla l’intero omuncolo! Cosi saremo tutti, dopo che l’Orco ci avrà rapiti! Dunque viviamo finchè possiamo ancora spassarcela!” Petronio – Satyricon- 34.8.

Ne resto folgorato. Un monito preciso, un inno alla vita senza precedenti. Una vita svuotata completamente di possibili orizzionti metafisici. Un memento mori capovolto e riportato al significato originale. La morte come prospettiva di fine del corpo e quindi come fine di tutto. Non è un caso che in moltissime epigrafi funerarie il riferimento sia alla terra fredda, alla mancanza del sole che esperisce il defunto e con esso il dolore per la perdita del mondo.

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romanzo criminale ovvero il trionfo dello sceneggiato televisivo

il film di Michele Placido è fiacco, scontato e soprattutto piatto. Mima la storia della banda della magliana, accenna ad alcuni legami con fatti che hanno cambiato la storia del nostro paese, penso alla strage di bologna o al sequestro Moro, ma soprattutto al ruolo dei servizi segreti. Il tutto costruito con un impianto da fiction televisiva pura, a tratti sembra di vedere La piovra.

in alcuni momenti il film è patetico, penso al tentativo di una donna di redimere uno dei capi della banda attraverso l’arte, oppure allo pseudo capo dei servizi segreti che firma la sua lettera di dimissioni dopo la caduta del muro di berlino.

Il culmine è la scena finale con in cui si immagina cosa sarebbe stata la loro vita se quel ragazzino non fosse morto dopo lo scontro con il posto di blocco della polizia. L’idea scimmiotta a mio avviso l’eccelso Buongiorno notte di Bellocchio che si conclude con la suggestiva scena dell’immaginaria liberazione di Moro.

Placido procede per semplificazioni che finiscono per somministrare allo spettatore un cibo gia masticato, ed in quanto poltiglia ha perso ogni sapore e finisce per scendende giu senza lasciarci alcun gusto.

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Nostos algos

Lo ammetto, sono sempre stato particolarmente incuriosito dalla sezione di Kijiji chiamata Persi di vista. Non per mie nostalgiche memorie personali, ma per la dimostrazione empirica che viviamo in un mondo dove le persone vagheggiano un passato assolutamente folle. Capita così l’occasione di poter leggere di persone che vorrebbero incontrare di nuovo persone con cui hanno passato le vacanze insieme nel 1977

Oppure ci si può imbattere nel ricordo di un camionista che aveva portato in giro delle ragazze tra il 1973-76 con la sua lancia fulvia montecarlo e vorrebbe tanto rivederle….. Insomma emerge da questi racconti un’umanità varia, schiacciata dal dolore per la lontananza di quello che si è perso irrimediabilmente, a volte con situazioni paradossali che diventano ridicole: un tizio cerca disperatamente la ragazza con con ha passato un’allegra nottata nel 1998

Devo ammettere che anche io ho scritto un post una volta che orientativamente suonava cosi:
Sto cercando ragazza che ho visto nel 1973, era estate e faceva un gran caldo, alla stazione cadorna, ci siamo guardati intensamente davanti alla biglietteria, c’era una luce strana, smorta, mentre stavi pagando il tuo biglietto per Vigevano, l’ intravidi con la coda dell’occhio…. vorrei tanto rivederti….

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