augusto, psicogeografia

derive psico-geografiche

Stamane il mio telefono squilla alle 10.37, è Augusto, che fino a poco tempo fa aveva letto solo nei libri l’esistenza delle 10.37 del mattino. Vista l’assoluta eccezionalità dell’evento mi precipito a prenderlo nella sua zarevole dimora.

Pioviggina lentamente, scende con un pastrano blue notte, ed un ombrello nero dal manico di legno, la sua nobile persona si staglia leggiadra davanti i mie occhi, lasciandomi pensare al Fürstenberg (si proprio quello che combatte contro Giovanni dalle bande nere).

Per prima cosa ci dirigiamo in un famoso bar in zona Isola, è qui che ha inizio la nostra esperienza di pura psico-geografia, il nostro intento è quello di toccare punti della città formando una scritta immaginaria, anche se non siamo certi assolutamente di quello che ne verrà fuori.

Dopo un espresso sorseggiato lentamente iniziamo a vagare, apparentemente senza meta.
Il mercatino di Piazzale Cuoco ci accoglie freddamente, il fango, l’atmosfera post industriale, la nebbiolina non aiutano di certo, la nostra attenzione si ferma su una cucina da campo dell’esercito italiano.
Compriamo solo due cose, del pane pugliese e 2 cd a prezzo stracciato.

Ci muoviamo velocemente verso la meta del nostro pranzo, il Mongolian Barbecue, dove mangiamo in abbondanza carne alla brace condita con un liquido bianco altamente infiammabile, sarà paraffina? Mah…

Molliamo l’auto e dopo un caffè in piazza 24 Maggio, uno in corso Genova ed uno in via Savona i primi tremori iniziano giustamente a ricordarci di smettere di bere caffè. Approdiamo assolutamente per caso in un mercatino in cui ci viene richiesto di firmare una liberatoria perchè stanno girando un documentario, ovviamente firmiamo tutto, con nomi fasulli, io Nathan Fake, lui James Holden (solo per la consonanza con il ciuffo).
Scappiamo dal mercatino vintage, ripiombiamo in porta genova, poi di nuovo 24 maggio, poi colonne san lorenzo ( il disegno sta per prendere una certa forma) poi di nuovo via vigevano (ma solo a ricordare il noto mostro).

Birra media chiara con un amico che sembra uscito direttamente da un opera di Oscar Wilde e poi via fino a via Malaga. Sono le 20.10 e abbiamo compiuto il nostro tracciato, ricomposto abbastanza precisamente, ci ha restituito due lettere. Solo due lettere IG e questo a mio avviso dice tanto.

Colonna sonora:
Lone – Emerald Fantasy Tracks – Magic Wire Recordings
Ludovico Einaudi – Divenire – Decca

Standard

4 thoughts on “derive psico-geografiche

  1. zeppolone says:

    …i primi tremori iniziano giustamente a ricordarci di smettere di bere caffè.
    FANTASTICO.
    (solo per la consonanza con il ciuffo)
    STREPITOSO.
    IG.
    Ma c’era una manifestazione con tante donne. Non ci siete andati?
    Male. Malissimo.
    Per me è stata una giornata SIESTA ridotta a QUEISTA.

  2. Eheh questo testo sembra in un certo senso vivere di un delizioso paradosso: scritto in stile letterario, traduce un’esperienza che si dipana concreta, assiale, definendo con arguta precisione gli spostamenti e le soste. Tutto poi a servizio di un’ulteriore capovolgimento nel riferimento finale, che a un lettore casuale produce un enorme vuoto nell’assunto astratto della composizione.
    Ecco, in questa pagina si realizza un gioco di rinvii e la persistenza, l’unica persistenza che percepisco forte, è nella coppia di “peregrini” nella relazione con il territorio e le cose.
    Sicuramente, come nell’altro caso, la tua penna è accogliente. Ci investirei, di certo, per affondare maggiormente il colpo: il che non vuol dire necessariamente impegnarsi nella resa di una struttura tradizionale. Vuol dire forse solo continuare ad azzardare nella definizione sintetica di uno stile personale e di una prospettiva sempre più focalizzata sull’essere al mondo.

    Ti saluto e grazie mille per questa duplice segnalazione. Cercherò di seguire con più continuità queste peripezie narrative :-) Segnalale su facebook, via via che ci lavori. Credo sia un buon modo per manifestarsi e far risuonare un campanello piacevole.
    A presto, ancora,

    A.

  3. Pingback: Domenica pomeriggio | existenz

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *