ah ah ah

4 possibili modi di presentarsi a casa dei genitori della propria fidanzata

Mi sono sempre domandato, ma quando si è invitati dai genitori della propria fidanzata a cena bisogna presentarsi proprio come se stessi? Non è possibile proporre delle piccole varianti? Enumero quelle che mi vengono in mente:

  1. Il mio sogno: presentarsi in abito talare. Per la precisione con la talare romana: maniche lunghe, stretta fino alla vita come una giacca, prosegue fino a terra svasata e più ampia; il tutto chiuso da una striscia di trentatré bottoni sulla parte anteriore (trentatré come gli anni di Cristo), che va dal collo ai piedi; inoltre ha dei “manicotti” in fondo alle maniche con altri cinque bottoni (cinque come le ferite di Cristo in croce) . Particolare attenzione meritano ovviamente il libro che si porta con sè: su questo punto proporrei Le Epistole di San Paolo ( se non altro per dare un pò di speranza ai genitori).
  2. In costume da filosofo: il più possibile somigliante a Talete. Con tunica bianca e soprattutto bussando alla porta di casa, con fare trasognante, si escamerà: “Dove è il pozzo?”.
  3. In divisa da carabiniere, allorchè bussando alla porta si possa dire: “Chiedo scusa ho sbagliato indirizzo”.
  4. In evidente stato confusionale appena sceso da un’ambulanza esclamando alla porta: “Mi scusi signora, mi indica la via più breve per arrivare al mare?”
Standard
emotional landscapes

marinai, profeti e balene

Il sogno si sa, è il luogo dove la logica perde significato, prende una nuova forma e l’impossibile diventa possibile.
Capossela mette in scena un sogno, e lo fa direttamente dal ventre di una balena. Una sorta di enorme caverna in grado di dare riparo ai naufraghi in balia delle onde.
Un sogno fatto di fiocine, schiuma, flutti, scampati ai naufragi, ballate di marinai, rum, tabacco, conchiglie, fuochi fatui, esecuzioni ingiuste, sirene ed indovini. Fanno da sfondo al racconto: Moby Dick, Celine, Omero, conditi da una teatralità affascinante, luci ed ombre, che finiscono per suggestionare in maniera intensa.

Gli ormeggi sono stati mollati, la nave parte, inizia la navigazione ed i marinai hanno già nostalgia delle loro mogli, li attenderanno sirene, tempeste, balene ed il leviatano ma anche la bonaccia e la volontà di riassaporare il profumo della terra.

Vira marinaio! Il vento è favorevole si salpa!

Standard
searchlight

l’ubicazione del bene

A distanza di due anni dalla lettura di quello che onestamente è il libro italiano più bello che abbia letto negli ultimi anni, mi decido a pubblicare queste poche righe di commento ad un’opera sagace, lucida capace di restituirci come non mai, l’angoscia della ricca urban sprawl che la media borghesia italiana sta costruendo attorno alle grandi città.

Il linguaggio riflette la struttura del pensiero, questo fatto è assolutamente evidente nella tagliente collana di racconti di Giorgio Falco. Un linguaggio sbiadito, dalla sintassi elementare, che finisce per riflettere in maniera nitidissima il vuoto della nuova periferia milanese, in cui la piccola borghesia sempre più impoverita si è rifugiata tentando di scappare dalla città.
Nove racconti brevi, il cui filo conduttore è da un lato il luogo: Cortesforza non-luogo di nuovissima costruzione a 18 km da Milano, tessuto urbano senza storia e scarsissima dignità architettonica la cui unica funzione è quella di fare da sfondo ad esistenze sbiadite vittime della contingenza economica ineludibile e che non lascia scampo. L’altro elemento conduttore è il vuoto. Un vuoto fatto di villette a schiera per cui ci si è dovuti indebitare per il resto della propria vita. Ma anche il vuoto di esistenze che non trovano compimento, che si dibattono accompagnate da un avere smesso di aspirare alla felicità tendendo verso un possibile quanto deludente surrogato. Fa da sottofondo il rumore di asciugatrici che non riusciranno mai a fare il lavoro del sole e del vento, prato inglese ingiallito e collinette artificiali costruite per movimentare il paesaggio piatto della campagna lombarda.

Standard