digital heart music

sonar 2008

Anche quest’anno sebbene ci fossero le imperdibili repliche di Sentieri su rete 4 (augusto perdona il riferimento), mi sono deciso all’ultimo momento ad andare al Sonar de Dia.  Giunto la sera precedente l’inizio del festival, mi sono concesso una cena a base di frutti di mare crudi veramente lodevole…

Quest’anno la line up diurna mi è sembrata un po meno brillante del solito, ma ho comunque tratto particolare giovamento dalle sperimentazioni di Santiago Latorre e dalle ossessive vibrazioni offerte dai PAN SONIC. A mio avviso il personaggio migliore del sonar di quest’anno è stato Kalabrese con la sua Rumpelorchester. Mr Sacha Winkler si presenta sul palco vestito di bianco, assolutamente immacolato, ha proposto con la sua orchestrina un’ora di musica onesta, allegra, fatta di groove avvolgenti che miscelano il funk e l’elettronica di matrice teutonica. Ha chiuso il tutto con Hide preannunciandola come la sua prima trouble song. Credo di non aver mai ballato tanto come con la sua musica.

kalabrese

Concludono la giornata di venerdi gli ottimi Deepchord che hanno presentato Echospace, dub techno profonda e a tratti un po pesante se paragonata alle cose della ~scape.

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La notte di giovedi l’ho invece interamente dedicata ad una seratina tutta border community in cui si alternavano Nathan Fake, James Holden e il giovane talento cileno Ricardo Tobar, onestamente sono riuscito solo ora a capire la motivazione del nome dell’etichetta, questi ragazzi sono assolutamente fuori da qualsiasi comunity. Voglio dire hanno proposto 6 ore di musica assolutamente fuori da qualsiasi cosa io abbia sentito di recente. L’unico riferimento che francamente mi è balzato alle orecchie sono i boards of canada e il tocco warp fine anni novanta. Per il resto posso solo dire che Holden ha proposto un remix di Ringer di Four Tet assolutamente incredibile, esasperato e violento senza mai deformare la materia prima originale.

Sono rientrato a Milano alle 7 del mattino e l’unica cosa che non riuscivo a smettere di fare era canticchiare: I can’t hide the way no more… Hide

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